Wendell Berry, il cantore della ruralità americana, è recentemente tornato in libreria grazie a Edizioni Lindau con un romanzo breve, ma sempre pieno di sfumature e spunti: I primi viaggi di Andy Catlett. Il tema della memoria, già caro a Berry con La memoria di Old Jack, non passa mai in secondo piano neanche ora, anzi: è il moto della narrazione di Andy Catlett, che nell’inverno del 1943 ha nove anni e, in occasione della pausa natalizia, si ritrova ad affrontare il suo primo viaggio da solo.
Stavolta però sarebbe stato diverso. Stavolta ci sarei andato in autobus da solo. Sarebbe stata un’avventura, pensavano i miei, una nuova esperienza da gustare appieno. Dal mio punto di vista, sarebbe stato senza dubbio il primo passo per diventare un uomo.
Partirà, infatti, a notte fonda e in autobus per andare a trovare prima i nonni paterni, i Catlett, e poi quelli materni, i Feltner. Questo, lungo più o meno dieci miglia, è il suo primo viaggio da solo. Una grande opportunità per dimostrare di saper badare a sé stesso, un passo avanti verso quelle piccole conquiste che costellano l’infanzia di tutti. Sullo sfondo c’è la Storia, rappresentata da un anno, il 1943, che vede tra l’altro le truppe americane impegnate in Italia (e di questo fatto storico arrivano, ovviamente rimandi anche nel romanzo di Berry), e il quel porto di facce amiche per gli assidui lettori dello scrittore americano che è Port William. Nei Primi viaggi di Andy Catlett ritroviamo, infatti, personaggi già conosciuti come Old Jack e Hannah Coulter, ma la storia si presta benissimo a fare da romanzo di apertura per chi, invece, a Port William non ci è ancora mai stato.
La guerra aveva cambiato tutto. Stava cambiando il mondo, e anche noi.
La narrazione è calibrata a misura di bambino, ma solo apparentemente: andando avanti nella lettura, risulta chiaro poi che a raccontare le vicende di quegli anni è un Andy Catlett ormai cresciuto, anziano. Ricordare quella sua primissima presa di responsabilità nei confronti di sé stesso e del mondo permette al Catlett personaggio e, tramite lui, anche e soprattutto a Wendell Berry di approfondire il tema del profondo cambiamento determinato dalle industrie, dal progresso di tecniche e mezzi che ha facilitato la quotidianità e il lavoro delle persone in tutti i campi, anche in quello agricolo tanto caro a Berry, ma ha totalmente stravolto quella scala di valori che in passato poggiava su solide fondamenta costituite da sacrificio, ritmi lavorativi scanditi dal ciclo delle stagioni e dall’alternarsi del giorno e della notte. Resta una certezza l’ambiente familiare, quelle sempre importantissime radici, che visto da lontano sembra un fantasma dolce a cui guardare con nostalgia.
Oggi, quando ripenso ad allora, mi rivedo là in piedi con il borsone in mano, mentre guardo il carro che si allontana verso il cancello del cortile e le stalle e i magazzini più oltre con la confusione della neve da poco svanita all’orizzonte, e mi sento di nuovo avvolgere dall’improvviso gelo del vento, e so che un tempo mi stringevo tra Dick e il nonno nella gioia del calore e della speranza.
Con I primi viaggi di Andy Catlett, Wendell Berry dà voce alle speranze della giovinezza e ai ricordi della vecchiaia, alle certezze del mondo agricolo e agli stravolgimenti del progresso industriale e lo fa entrando nella vita del suo protagonista da bambino, Andy, in punta di piedi. Come se esitasse a svegliarlo per dirgli: è ora d’alzarsi, partiamo, da oggi arriveranno altri anni e cose che non conosci ancora. Un romanzo consigliatissimo a chi vuole tornare a farsi cullare dalla gente di Port William e a chi, come il protagonista, è ai suoi primi viaggi in solitaria in questo luogo letterario, che è immaginario, ma sempre vivido e colorato, proprio come la copertina per la quale Lindau è rimasta, ancora una volta, fedele ai dipinti di Grant Wood.
I primi viaggi di Andy Catlett, Wendell Berry (Edizioni Lindau), pp. 144
(con la traduzione dall’inglese di Vincenzo Perna)
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