Viviamo in un periodo molto buio in cui la paura dell’altro sta permettendo a una ristretta cerchia di persone di mirare alla pancia e alle altrettanto ingiustificate paure di tanti. Un periodo in cui è sempre più comodo cercare capri espiatori. L’Altro, quello che non si conosce, diventa così il Male incarnato ed è per questo che farebbe bene a restarsene a casa sua. Questo periodo ci sta disumanizzando ed è per questo motivo che romanzi come E Baboucar guidava la fila di Giovanni Dozzini, uscito in libreria per minimum fax, andrebbero letti da tutti.
Soprattutto nelle scuole: per com’è scritto E Baboucar guidava la fila si presta benissimo ad essere letto nelle scuole medie e assolutamente, alle superiori.
Baboucar stava cercando di spiegare a Robert, in inglese, che il programma di andare in piscina era saltato. Ibrahim non c’era e non rispondeva al cellulare, e l’amico italiano di Ibrahim cheli avrebbe dovuti ospitare a quel punto forse non esisteva nemmeno. Adesso aveva avuto l’idea di andare al mare, ed era convinto che fosse un’idea molto buona. Robert annuiva, si mordeva il labbro superiore e ogni tanto guardava gli altri per vedere se stessero segiendo anche loro o se quelle spiegazioni fossero solo per lui. Cominciava a capire l’italiano, ma le cose complicate era meglio sentirsele dire in inglese.
E Baboucar guidava la fila è una storia semplice, una storia del dopo: di quello che succede quando sopravvivi alle violenze e nottate intere in balìa delle onde su un barcone che ha affrontato le onde in modo alquanto precario. Una storia di speranza, ma anche di incertezza. Di quando hai già visto morire i tuoi compagni di viaggio… e adesso, io, come me la cavo? Sembrano chiedersi Baboucar, Robert, Ousman, Mohamed il Basso e l’altro Mohamed. Tutti ragazzi, tutti quasi coetanei. Stanno imparando l’italiano e comunicano tra di loro in un crogiolo di idiomi e, appunto, italiano base. Si comprendono benissimo e soprattutto si lasciano comprendere.
Sullo sfondo l’Italia, nello specifico l’Umbria, luogo che accoglie questi ragazzi anche con una certa curiosità e in cui i protagonisti di questa storia continuano a muoversi, a viaggiare a cercare qualcosa o qualcuno. Di incontri ne fanno molti e i rapporti che si instaurano con gli abitanti del posto hanno anche qualcosa di inaspettato. Il tutto in sole quarattontto ore, il tempo del racconto, che li vede camminare sempre uno dietro l’altro, come se non volessero perdere il loro punto di riferimento che in questo caso è Baboucar, in testa alla fila.
Baboucar girava per il parco con la busta piena di asciugamani in mano, rimuginando su cosa fare e come farlo. L’ultima conversazione su Whatsapp era quella con Maia, la sua vecchia operatrice dell’Arci a cui aveva chiesto consiglio quando gli era venuta l’idea del mare: e lei gli aveva mandato l’orario dei treni, il nome della stazione dove scendere per la coincidenza e di quella di arrivo. Falconara Marittima: non era un nome fantastico?
E Baboucar guidava la fila è una storia fitta fitta di desideri, speranze e voglia di vivere, di migliorare la propria condizione. Uno dei primi desideri di Baboucar è quello di vedere di nuovo il mare. Il mare più vicino al posto in cui si trovano. Fa niente se è brutto. Un desiderio semplice, nato forse per togliersi dalla testa tutti gli incubi passati. Forse perché, come dice lo stesso Baboucar, il mare è il mare.
«È il mare più vicino», disse Baboucar. «Semplice».
«Però è brutto».
«Il mare è il mare», si limitò a rispondere lui, e poi Angela disse che potevano andarci tutti in macchina, al mare, e sarebbe stato di sicuro un mare migliore.
Lo stile di Giovanni Dozzini nel suo E Baboucar guidava la fila è scorrevole e si fa leggere, porta dritto al centro della storia e crea un legame diretto con chi viene raccontato. Persone che qui sono tutto tranne che l’altro, lo staniero: sono ragazzi come tutti gli altri che cercano di andare avanto cin la propria vita. Una lettura che arricchisce, dona un po’ di speranza e racconta in modo chiaro e semplice dinamiche che magari si conosco ancora troppo poco.
E Baboucar guidava la fila, Giovanni Dozzini, minimum fax, pp. 165
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