Il bello dei racconti è che riescono a condensare in poche pagine tutto un mondo, alternado magari diversi registri linguistici e di tono. Se poi questi stessi racconti hanno il potere di farci scoprire luoghi lontanissimi attraverso la lente dell’ironia e scandagliando quel rapporto che può instaurarsi tra una persona che emigra e il proprio paese d’origine, paese che poi si fatica a riconoscere come tale, anche linguisticamente, tanto di guadagnato. Il comipito di accorciare le distanze, spetta ancora una volta una casa editrice indipendente, add editore.
Nel tardo pomeriggio di sabato scorso, a presentare i racconti thailandesi di Feste in lacrime alla libreria Verso c’è l’autore, Prabda Yoon, che si trova in Italia in occasione del tour italiano che lo sta vedendo protagonista proprio in questi giorni (prima a Pordenonelegge, poi a Rovereto e, dopo Milano, a Torino e Roma. Dialogano con Prabda Yoon, Cesare Alemanni, scrittore e giornalista, e la sua editor italiana, Ilaria Benini che traduce simultaneamente la conversazione dall’inglese.
Feste in lacrime non è la prima prova letterarie di Prabda Yoon. Si tratta di una raccolta che arriva nel suo paese d’origine come sua seconda pubblicazione, vent’anni fa, quando l’autore fece in Thailandia dopo gli anni passati a studiare arte a New York. Interessi principali di Prabda sono, infatti, l’arte, la grafica e il cinema, ma ci dice che solo scrivendo trova la sua naturale realizzazione.
«Cosa? Una festa in lacrime?» All’inizio della settimana, quando ne ho parlato al telefono, Lert è rimasto perplesso. Ho contattato gli amministratori del condominio per sapere chi abitava in casa di June. L’impiegato mi ha passato subito Lert, al quale mi sono presentato e parlato di June.
Da Feste in lacrime, il racconto che apre la raccolta di Prabda Yoon e che dà il titolo all’edizione italiana
Nella sua edizione italiana, questa raccolta di racconti porta il titolo della prima storia: Prabda Yoon parla, infatti, di un evento che è praticamente un ossimoro, una festa in cui si piange e lo fa con l’ironia scanzonata di chi sa cosa sta raccontando. Possibile? Sì. Tant’è vero che, sempre durante la presentazione di Milano, svela che seppur non tutti i suoi racconti siano mossi da un motore autobiografico c’è sempre qualcosa nelle vicende di cui scrive che lo riportano al mondo che conosce. Perché gli scrittori scrivono di quello che conoscono e queste feste in lacrime nascono da un aneddoto: una cena a base di noodles piccantissimi durante la quale lui e un suo amico risero fino alle lacrime.
Fu un sabato mattina che Ei Ploang mi diede il foglietto che mi permetteva di chiamarlo «Ei». Quel giorno mi ero alzato presto apposta per andare a Lumpini Park. Non avevo mai pianificato appuntamenti con lui altrove o in altri momenti. Di questo mio amico non avevo neanche il numero di telefono. Non faceva parte della mia vita quotidiana. Un po’ era perché temevo che giudicasse i miei cari.
Da Ei Ploang
C’è tanta umanità nei racconti di Prabda Yoon. Tanta tristezza. Tanto colore. Tanta vita. Piccoli anedoti quotidiani, come quella volta in cui una parsona più grande d’età diede ad un altro uomo la possibilità di chiamarlo «Ei», cioè con questo diminutivo che denota una certa vicinanza affettiva al momento sconosciuta a due.
In Feste in lacrime tutti i racconti hanno qualcosa di strano, triste, insolito, ma destano quella meraviglia che solo le storie dal mondo orientale sanno donare. In più, queste sono vere e proprie storie di riscoperta dell’oriente, da parte di un autore nativo che si sforza di raccontarlo dovendosi riappriapriare persino di una lingua da cui si è allontanato.
La Thailandia e la mevariglia, quindi, si nascondono nelle storie più inaspettate. Come in quella della bambina che alle elementari non riusciva assolutamente a capire com’è che uno più uno deve fare per forza due:
Come fa a fare due? Aspetta. Se ne hai uno, da dove viene l’altro? E come fanno a fare qualcosa insieme? Questa è già una questione spinosa. Mettiamo che papà è uno, più un altro, che è mamma. Ovviamente fa tre, perché quando si sono uniti loro sono nata io, e facciamo tre. In più mettiamo che l’unione di mamma e papà non finisca qui. Se mi arriva un fratellino, fa quattro. E se al mio fratellino arriva un fratellino, fanno cinque. Mettiamo che uno è una tigre e un altro un coniglio. Se li metti insieme, la tigre mangia il coniglio, e ne rimane uno. Mettiamo che uno è mercurio: mercurio più mercurio fa un sacco di mercurio, cioè di nuovo uno.
Tong-Jai non capisce il numero due.
Da dove viene il due?
Da Diario di una scolara
La raccolta di racconti è arricchita da una serie di illustrazioni metafisiche, volte a restituire le atmosfere dei racconti stessi e disegnate, come la c coloratissima copertina, da Alberto Fiocco.
Concludiamo ora questo racconto dalla presentanzione di Feste in Lacrime con qualche stralcio dal live twitting fatto durante la presentazione in libreria:
«Questi racconti nascono in quel periodo in cui sono tornato dopo tanto nel mio paese, dopo anni passati a studiare negli Stati Uniti»
Da @versolibri per conoscere Prabda Yoon e il suo #FesteInLacrime ?✨@add_editore pic.twitter.com/u7MSP9zp7M— federica ~ illunedideilibri.it (@fedeguglietta) 22 settembre 2018
«Ho iniziato a scrivere racconti da molto giovane. La mia prima storia pubblicata risale a quando avevo dodici anni. Quelle mie storie erano sicuramente più serie di quelle di adesso: leggevo Tolstoj, mi prendevo molto sul serio, ma non conoscevo la vita.»#FesteInLacrime pic.twitter.com/jOCZ2ju58D
— federica ~ illunedideilibri.it (@fedeguglietta) 22 settembre 2018
«Quando sono tornato in Thailandia e ho ricominciato a scrivere dovevo riprendere contatto con la scrittura thailandese.»
Prabda Yoon, autore di #FesteInLacrime (@add_editore), stasera a Milano da @versolibri in conversazione con Cesare Alemanni ?✨— federica ~ illunedideilibri.it (@fedeguglietta) 22 settembre 2018
Feste in lacrime, Prabda Yoon, add editore, pp. 216
(con la traduzione di Luca Fusari e le illustrazioni di Alberto Fiocco)
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