Certe storie, specie quelle che portano con sé una patina spessa di dolore, rendono meglio quando sono raccontate per immagini. È il caso di Becoming Unbecoming, la storia di Una portata in Italia quest’anno da add editore nella traduzione di Marta Barone. Io sono Una, dice appunto Una all’inizio del racconto. Una è inglese, racconta storie per immagini e nel 1977 ha dodici anni. È questo l’inizio di tutto. Non la fine, perché lei è qui a raccontarcelo, ma di sicuro è stato l’inizio di un dolore folle, accompagnato da vergogna prima e solitudine e isolamento poi.
Una ha subito una violenza e se ne sente addosso tutto il peso, come un masso da spingere sulla cima di una collina per poi vederlo scendere giù e non poter far altro che corregli dietro. La sua storia, la storia di Una, è in realtà una storia di tante. L’atto della violenza è accennato. Viene posto il là sulle conseguenze, perché si tratta di un dolore fin troppo grande per essere scandagliato ulteriolmente. In questo sta il potere evocativo di servirsi di un graphic novel per raccontare una sofferenza simile. Il dolore va oltre le parole e trova posto nelle immagini.
Non solo: Io sono Una va oltre la vicenda personale di Una e abbraccia tutto il contesto sociale in cui accadono i fatti e lo fa avvalendosi di dati, spezzoni di articoli di giornale, ricostruzioni, testimonianze. Il tutto è documentato. Con una situazione del genere e una narrazione di questo tipo, l’ultima cosa che dovrebbe succedere è che Una si sentisse sola, isolata, incompresa. Eppure è proprio così: c’è un continuo accavallarsi di voci, di insulti, di sputi. Le persone sono cattive, tutte, chi più chi meno. Lei, Una, è sola.
In Io sono Una l’autrice è riuscita a mettere su carta tutte le paure di chi ha subito una violenza e, soprattutto, la gabbia chiusa a doppia mandata in cui sono gli altri, quelli tutti intorno, a rinchiudere la vittima. Non c’è solidarietà, ma c’è la voglia di raccontare perché altri capiscano cosa si prova. Un libro coraggioso, Io sono Una, che mescola diverse voci e facce e dati e forme narrative. Si legge tutto d’un fiato, presuppone del tempo per poterne parlare, ma è un’esperienza di lettura che scava nel profondo e non va più via.
Io sono Una, Una, add editore, pp. 203
(traduzione di Marta Barone)
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